Le rivelazioni, i momenti di riflessioni spesso scattano nei momenti e nei luoghi più imprevisti. Una volta ho letto un poster, sulle scale di un piccolo museo di paese: “a chi è stato dato tanto,
sarà chiesto tanto”.
Dobbiamo a noi stessi di diventare ciò che siamo, nulla di meno, nulla di più.
Il punto non é rispondere a
degli standard dati a priori, né a nostri bisogni di perfezionismo che parlano più di
quello che ci chiedevano quand'eravamo piccoli, che di quello di cui abbiamo bisogno. Si
tratta di diventare ciò che siamo.
Andare a dormire sereni perché abbiamo fatto ciò che potevamo e volevamo,
perché siamo per quanto forse in salita e con fatica sulla strada che abbiamo scelto.
Tutti siamo chiamati a diventare ciò che siamo.
E per fare questo occorre assertività.
Vivere con assertività significa assumersi la responsabilità di dire
chiaramente cosa si pensa e cosa ci si aspetta dall’altro, essere disponibili
ad ascoltare ed essere sinceri con sé stessi e gli altri. Assertività
é rispettare sé stessi e gli altri, il
ché implica sia rendere l’altro pacatamente partecipe delle nostre
attese, difficoltà, bisogni, aspirazioni, sentimenti, desideri, sia saper dire di “no”in modo
accettabile ed assumendosene i
rischi.
Più sei te stesso, più sei assertivo. E più diventi
assertivo, più ti permetti di essere te stesso. E in effetti l’ho
sperimentato molto nell’ultimo anno: più diventi autentico, più diventi ciò che
sei, più sei assertivo.
Troppo astratto? Solo in apparenza per come la vedo io. Pensaci un attimo: quanto ti senti te stesso quando dici sì ma vorresti gridare no? Quanto sei tu quando accetti inviti che
vorresti rifiutare? E quando non riesci a rispondere a una critica o a fare un complimento sincero? Quanto sei te stesso quando
taci e sopporti o quando ti lasci andare a sfoghi di rabbia che lasciano
sorpreso anche te?
Il punto non è “sono timido”, “lascio fare agli altri”,
“sono aggressivo”, ma che per via della tua storia limiti oggi
l’espressione di te stesso. E per limitarti hai costruito una strategia ben precisa.
Tutti vogliono raggiungere i
propri obiettivi e tutti vogliono avere dei rapporti veri e positivi con gli
altri, sia i comportamenti passivi, sia i comportamenti aggressivi
impediscono entrambe le cose. Sono comportamenti che esistono come esiti distorti
della nostra storia, che ci hanno permesso di andare avanti sacrificando pezzi
di noi stessi.
Lavorare sull’assertività anziché solo sulla
comunicazione assertiva sottende una differenza fondamentale: non si tratta di imparare a recitare la parte di chi
sa fare il duro quando serve e/o sa fingere di non irritarsi durante una
discussione, non si tratta di indossare una maschera nuova, socialmente più
accettabile e di successo rispetto a quella dell’insicuro o dell’aggressivo.
Si tratta di togliere la
maschera quel tanto che basta per essere autentici quando e quanto scegliamo di
esserlo, continuando a giocare quando serve con le vecchie maschere “passivo” e
“aggressivo”. Il punto è che una volta sviluppata l’assertività potremo
scegliere di essere veri, di esprimere noi stessi, realizzarci, che poi è il
senso del vero successo. Potremo scegliere noi se indossare o no quale
maschera, non le nostre esperienze passate. E potremmo anche decidere che, a
parte certe situazioni, non ci occorrono più le maschere.http://www.comune.vignate.mi.it/sites/vignate.wellnet.it/files/2012-039Doc-Giunco%20redazionale.pdf
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