venerdì 4 dicembre 2015

Riflessioni sul quando e come chiedere aiuto: il chiedere sano, il chiedere manipolatorio, la nevrosi e una piantina di garofano.





Trenta secondi. Giusto il tempo di accomodarsi sulla sedia  e la persona di fronte a me, al suo primissimo colloquio, mi dice: "ho bisogno d'aiuto, ma non voglio dipendere!". 
Ottimo - ho pensato - perchè un aiuto che si configuri davvero come tale mira casomai all'emancipazione, si costruisce come accompagnamento e supporto verso un'autonomia più piena e completa, lontana sia dalla schiavitù degli eventuali sintomi, sia dai consigli altrui (chiunque sia l'altro che li dispensa) a favore della riscoperta della propria saggezza personale. Chiedere aiuto è una scelta saggia, spesso coraggiosa, ed è diverso sia  dal dipendere, sia dal manipolare gli altri: chiediamo aiuto in modo sano quando chiediamo all'altro di accompagnarci in un viaggio difficile, standoci accanto, non facendo il viaggio al posto nostro, questo è un chiedere aiuto che permette di crescere ed evolvere come persone, affinando le nostre capacità e riscoprendole mano a mano.

Di recente ho riletto un libro
di Fritz Perls cui sono particolarmente affezionata. L'ho aperto su una pagina a caso e mi é sbocciata tra le mani una frase su come il malessere riguarda "qualsiasi uomo che usa il suo potenziale per manipolare gli altri invece di crescere egli stesso (…) e mobilizza amici e parenti in luoghi in cui è incapace di usare le proprie risorse” (p. 31). 


Un'ottima descrizione di ciò che non è il chiedere sano e di tutto ciò che é il chiedere manipolatorio. 

A volte di fronte ai problemi iniziamo a puntellarci agli altri più del necessario, ci spremiamo le meningi su come farci aiutare e su come farci capire, ci aspettiamo che i nostri cari ci salvino dalle nostre difficoltà, a volte anche da noi stessi. Scivoliamo nel far dipendere il nostro benessere dalla risposta degli altri, dal loro esserci o meno per noi, e pretendiamo anche che ci aiutino come diciamo noi: gli altri diventano spaventosamente importanti e, allo stesso tempo, stranamente meno a fuoco, ci incuriosiscono meno, li vediamo troppo per quello che possono fare per noi. Dimenticate le nostre risorse assopite, perdiamo il senso più intimo e sano della nostra prima richiesta d’aiuto: quel “aiutami ad attraversare la strada”, detto con la speranza di superare assieme all’altro le nostre paure è diventato “io non posso attraversare la strada senza di te”: l’altro rischia di diventare “chi mi serve per attraversare la strada”, qualcuno giudicato “buono o cattivo” a seconda della sua disponibilità o meno a stare alla nostra richiesta. In sordina abbiamo rinunciato a scoprire la nostra unica e personale capacità di farcela.



Il rischio è dimenticarci degli altri come soggetti e dimenticarci di noi, delle nostre risorse e responsabilità. Puntare tutto sugli altri ci toglie potere sulla nostra vita e ci toglie anche il sapore di un vero incontro con l’altro, un incontro vivificante possibile anche quando siamo nel dolore e, in quei momenti, anzi, ancora più prezioso. E un vero aiuto passa sempre da un vero incontro con l'altro.




Rileggo la frase di Perls e noto che ogni volta ha un suono nuovo. 

Quante volte facciamo richieste manipolatorie alla ricerca di conferme?
Ricordo la ragazza di un vecchio spot televisivo: stava per ore al telefono tormentando l'innamorato con le famose domande "ma mi ami? ma quanto mi ami? ma mi pensi? ma quanto mi pensi?, false domande perchè ne conosceva già la risposta, eppure cercava la stessa risposta a oltranza, assetata di conferme provenienti dall'esternoE questa è solo una piccola blanda manipolazione. Spesso siamo a caccia di un'accettazione totale, indiscriminata e piena di calore che noi per primi non ci concediamo e proprio per questo cerchiamo fuori, tra l’altro in modo ambivalente, cercando e rifiutando la dipendenza dagli altri e dalle loro opinioni:Non mi interessa cosa ne pensi!, gridiamo, ma in realtà spesso l’altro conta anche troppo, soprattutto quando diamo poco credito a noi stessi.

Quante volte facciamo di tutto pur di evitare di fare davvero qualcosa?
A volte scegliamo di tenerci il nostro malessere, preferiamo continuare a lamentarci e continuare a non vedere le possibili soluzioni, forse perchè le sentiamo troppo faticose: ci teniamo la nostra nevrosi anziché estirparla alle radici. Scrivo "estirpare" e penso a una piantina di garofano che ho comprata mesi fa: vivacchia a fatica in un piccolo vaso, ma non posso trapiantarla in giardino finché non creo il giusto spazio per lei estirpando le erbacce e preparando il terreno.  
Se stesse alla pianta decidere di andare o no nel giardino e avesse sempre lei il potere e l'onere di preparare il terreno al suo arrivo, direi che questo garofano con la sua "paura di mettere radici" e il suo faticoso stare "aggrappato a qualcosa che lo rassicura e lo limita allo stesso tempo" (il suo vaso) mi ricorda una persona in difficoltà. Potrebbe essere, per esempio, una persona che fa fatica a definirsi, perchè in fondo non accetta i limiti e le responsabilità sottese a ogni scelta, e allora tiene dolorosamente il piede in più scarpe, magari é sia un marito che un amante, così da non essere mai davvero al suo posto, sempre altrove. Una persona-pianta che soffre le ristrettezze del vaso, ma che piuttosto che fare una scelta definitiva come mettere radici in un giardino preferisce stare in un vaso-sempre-spostabile.

Scegliere di non estirpare la propria nevrosi è un po’ come continuare a tenere il piede in due scarpe. Non occorre una vita affettiva complicata per  stare male, basta restare in conflitto con sè stessi, coi nostri “voglio” e "non voglio", tirare avanti vivacchiando in un vaso troppo stretto: un tipo di vivere in cui manipoliamo gli altri e, prima ancora, noi stessi per convincerci che in fondo va bene così.

L’invito nascosto nelle parole di Perls è quello di smettere di manipolare gli altri e sé stessi, smettere di non accettarci a fondo e, quindi, di non accettare a fondo gli altri, scegliendo di correre il rischio di fare qualcosa fino in fondo, per esempio definirci davvero, separandoci da qualcosa e appartenendo a qualcos'altro in modo pieno, per esempio a un progetto di coppia o a un progetto lavorativo.

Il primo passo per smettere di fare qualcosa è capire bene come la facciamo: in cosa ci manipoliamo e come lo facciamo? quando manipoliamo gli altri e come?

Una volta divenuti pienamente consapevoli del nostro personale modo di manipolare, il secondo passo è introdurre qualcosa di nuovo: iniziare a fare qualcosa di diverso corrisponde a sradicare le erbacce, è un processo difficile ma che vale la pena intraprendere,  se occorre accompagnati da un professionista, un processo che implica assumerci la responsabilità della nostra vita facendo delle scelte piene. Non accontentarci di vivacchiare-in-un-vaso per diventare, invece, pienamente ciò che siamo.

mercoledì 20 maggio 2015

Evento a Liscate: terzo incontro di "Genitori nel quotidiano"

3° serata del ciclo di incontri genitori a Liscate
Vi aspetto 

Venerdì 22 Maggio 2015  - ore 20,30 

presso il Centro Polifunzionale, Via Brambilla 4, Liscate (MI)

per il terzo incontro gratuito dedicato alla genitorialità.

La serata, patrocinata dall'Assessorato alle Politiche dell'Istruzione e Formazione Permanente di Liscate si focalizzerà sul lavoro d'amore elastico richiesto a ogni genitore dalla crescita dei figli. Coi ragazzi la distanza giusta cambia continuamente. Capire cosa c’è dietro lo stare vicino e lo stare lontano può aiutare i genitori a vivere meglio questa fase e a sostenere i figli senza imbrigliarli.


Obiettivi
  • Esplorare cosa c’è dietro l’avvicinarsi e l’allontanarsi dei ragazzi alle prese col processo di individuazione, di definizione di sè stessi anche e prima di tutto "per differenza" dai genitori
  • Essere sempre di più una base sicura per i propri ragazzi, mettendo assieme protezione e sostegno all’esplorazione.
  • Vivere meglio nei panni di genitori alle prese con una propria ridefinizione identitaria, e non solo con quella dei figli adolescenti: essere mamma di una bambina è diverso dall'essere mamma di una ragazza, la prospettiva del "quando saranno grandi e fuori casa" diventa sempre più tangibile e diventarne sempre più consapevoli aiuta!
  • Confrontarsi con altri papà e mamme.

Relatore: Dr.ssa Gabriella Giunco, Psicologa e Formatrice.
 

martedì 5 maggio 2015

Come conoscere e come gestire lo stress: workshop gratuito a Cassina de Pecchi


Come gestire lo stress per vivere meglio: corso gratuito a Cassina De Pecchi. Relatore: Dr.ssa Gabriella Giunco, psicologa.
Quante volte ti sei detto: 

Basta! Non ce la faccio più! 
Quando mai finirà questo periodo difficile?
Avrei bisogno di riposo, ma non ho tempo! 
Mangio e dormo male, sono stanco
E’ troppo per me: non ce la posso fare  

Quando mai finirà questo periodo difficile?
Ce la farò a superarlo?
Mi dicono «buongiorno» e vorrei rispondere «buongiorno un cavolo!»
Ormai non reggo più Possibile che capitino tutte a me?
Ne ho fin sopra i capelli ...com’è che perdo le staffe così facilmente?


Tutto questo c'entra col tuo stress. Selye diceva: lo stress è il sale della vita. Entro certi limiti , superati i quali vale la pena rivedere il nostro modo di cucinare-vivere. 


Mercoledì 6 Maggio 2015 alle ore 21 presso il Centro Culturale Verdi, Piazza Europa, Cassina de Pecchi (MI) si terrà il Workshop  "Come gestire lo stress per vivere meglio"

Una serata gratuita aperta a tutti per conoscere lo stress (come funziona, a cosa serve, come si manifesta, quando diventa un problema) e il nostro personale modo di vivere lo stress. 
A ciascuno , infatti, il suo stress e le sue soluzioni. Quali sono i nostri fattori stressanti (lavoro, problemi a casa, eventi traumatici, impegni accumulati)? Come si manifesta il nostro personale stress? Dalla consapevolezza del nostro stress a una consapevolezza ampliata di noi stessi e del mondo: sensazioni, emozioni, pensieri, azioni. Lo stress è sempre un fatto di relazione tra noi e il mondo: ascoltarci in questo rapporto ci permette di sperimentare nuovi modi di affrontare le situazioni e di trarre giovamento da tecniche specifiche per gestire le situazioni critiche.

Relatore: Dr.ssa Gabriella Giunco, Psicologa 


Ente promotore: Trentasere Cassina 

Partecipazione: gratuita.

martedì 28 aprile 2015

Il bisogno di riconoscimento


C'è qualcosa di irrinunciabile per la vita personale e sociale: il riconoscimento. Ognuno di noi vuole essere riconosciuto nella sua esistenza, nel suo essere. Nasciamo affamati di riconoscimento non meno di quanto lo siamo di cibo e cure e con questo bisogno di riconoscimento facciamo in qualche modo i conti tutta la vita.
A volte, una crisi esistenziale parte da un bisogno di riconoscimento frustrato troppo a lungo e può essere affrontata solo a partire da lì.
A volte, restiamo bloccati nella ricerca di un particolare riconoscimento che non arriva e non arriverà mai: ci sentiamo in gabbia perchè madri, padri o altre figure per noi importanti non approvano le nostre scelte di vita e le disconoscono totalmente, arrivando al punto di dire "tu non conti perchè  ecc. ", un messaggio che equivale a dire "tu non esisti".
Ognuno di noi è chiamato a diventare ciò che è, ma se ciò che siamo e diventiamo non è riconosciuto la sofferenza psichica è alta. In questi casi spesso occorre lavorare sul "nostro pezzo", su ciò che ci riguarda in prima persona, esplorando le possibilità di riconoscimento e autorizzazione a essere ciò che siamo che partono prima di tutto da noi, a volte solo da noi.
La vita sociale nel senso più sano e pieno del termine c'è quando l'esigenza del riconoscimento si intreccia con la reciprocità e si concretizza in relazioni che nutrono riconoscendo.
Il Prof. Remotti esprime, in questo senso, un punto di vista che condivido profondamente: "Se c'è qualcosa di irrinunciabile per le persone, questa non è l'identità, ma il riconoscimento. L'identità è solo una forma, estrema, di riconoscimento di sé in opposizione ad altro". 
In altre parole, non occorre che tu sia uguale a me per riconoscermi, non occorre tu sia uguale a me per amarmi. E lo stesso vale per me: posso riconoscerti nella tua alterità da me, posso persino amarti per quanto tu sia diverso e altro da me.
Ma l'amore è un di più, non è necessario ci sia amore perchè ci sia riconoscimento.
Non occorre neppure l'accordo perchè ci sia riconoscimento. Posso, infatti, non essere d'accordo con te, ma riconoscere la legittimità del tuo essere altro da me, del tuo punto di vista, per quanto altro e diverso dal mio.
Basta che io ti veda e che tu mi veda. Senza proiezioni, senza confusioni identitarie, basta che ci concediamo di essere un soggetto davanti a un altro soggetto

Per dirla alla Buber, basta che siamo un Io e un Tu.

giovedì 16 aprile 2015

Eventi a Liscate: secondo incontro di Genitori nel quotidiano

Secondo Incontro di "Genitori nel Quotidiano": appuntamento a Liscate il 24 Aprile 2015

Se avete figli e spesso vi chiedete qual è la cosa giusta? come capirli e farvi capire?  continuate a leggere. 

La serata di riflessione e condivisione che sto per presentarvi è su misura per voi.  Non troverete risposte preconfezionate, nè bacchette magiche, ma altri genitori come voi, ognuno col suo bagaglio di dubbi e certezze, e troverete nuove domande utili nella ricerca delle vostre risposte, del vostro senso. Il solo che a voi e ai vostri figli può davvero servire.
 
Vi aspetto 

Venerdì 24 Aprile 2015  - ore 20,30 

presso il Centro Polifunzionale, Via Brambilla 4, Liscate (MI)

Qui terrò, infatti, il prossimo incontro gratuito dedicato alla genitorialità.

Al centro della serata, patrocinata dall'Assessorato alle Politiche dell'Istruzione e Formazione Permanente di Liscate ci sarà:

Promuovere la fiducia in sé stessi e ascoltarsi di più in famiglia.

Promuovere l’autostima nutrendola in voi e nei vostri figli, ricordandoci anche che la comunicazione è sempre a due vie. Assieme esploreremo  le capacità comunicative, l'ascolto attivo, l'espressione di sé. Vedremo aspetti generali e proveremo delle tecniche.  
Obiettivi
  Promuovere l’autostima e la fiducia in sé stessi

  Ascoltarsi di più in famiglia.

  Potenziare le capacità comunicative

  Lavorare insieme per comunicare meglio e capirsi di più in famiglia

  Confrontarsi con altri papà e mamme

Sotto vi riporto la locandina dell'iniziativa.

A presto!


martedì 24 marzo 2015

Genitori nel quotidiano: il 27 Marzo 2015 il primo appuntamento del ciclo di incontri a Liscate


Ingresso libero


Tutti gli incontri in programma dedicati alla genitorialità si terranno presso il Centro Polifunzionale, Via Brambilla 4, Liscate.

Vi riporto volentieri l'agenda degli appuntamenti, a partecipazione gratuita col patrocinio dell'Assessorato alle Politiche dell'Istruzione e Formazione Permanente di Liscate:

Venerdì 27 Marzo 2015 - ore 20,30

Presentazione di “Genitori nel quotidiano”: spunti di riflessione da subito

Introdurre il progetto e iniziare a riflettere sull’essere genitori di ragazzi, individuando bisogni e risorse attraverso il confronto ed esercizi pratici. 
Obiettivi
   Riflettere sul proprio essere genitori ogni giorno

   Vivere meglio nei panni di genitori

   Confrontarsi con altri papà e mamme

•   Potenziare la funzione genitoriale

   Lavorare insieme per comunicare meglio e capirsi di più in famiglia


Venerdì 24 Aprile 2015  - ore 20,30

Promuovere la fiducia in sé stessi e ascoltarsi di più in famiglia.


Promuovere l’autostima nutrendola in voi e nei vostri figli La comunicazione è sempre a due vie. Potenziare le capacità comunicative, ascolto attivo, espressione di sé. Aspetti generali e tecniche.  
Obiettivi
  Promuovere l’autostima e la fiducia in sé stessi

  Ascoltarsi di più in famiglia.

  Potenziare le capacità comunicative

  Lavorare insieme per comunicare meglio e capirsi di più in famiglia

  Confrontarsi con altri papà e mamme



Venerdì 22 Maggio 2015 - ore 20,30

Qual è la giusta distanza? Il lavoro d’amore elastico.


Coi ragazzi la distanza “ok” cambia continuamente. Capire cosa c’è dietro il vicino e il lontano può aiutarvi a vivere meglio questa fase e a sostenere i vostri figli senza imbrigliarli.
Obiettivi

  Esplorare cosa c’è dietro l’ avvicinarsi e l’allontanarsi dei ragazzi

  Mettere insieme protezione e sostegno all’esplorazione

•  Vivere meglio nei panni di genitori

  Confrontarsi con altri papà e mamme

Relatore: Dr.ssa Gabriella Giunco, Psicologa e Formatrice.