“Lo faccio per potermi guardare allo specchio la mattina”, questa la risposta data da un mio collega all'epoca. Il responsabile del servizio gli aveva chiesto perché si ostinasse a lavorare considerato che era ricco di famiglia e avrebbe potuto limitarsi a gestire i beni di casa.
Lui rispose con quelle sole parole. Non servì altro.
Potersi guardare allo specchio, essere fieri di sé, per lui era legato al fare qualcosa di “produttivo” per mostrarsi degno di stima ai
propri occhi. I propri, non quelli degli altri.
E lo è anche per noi se
ci pensiamo bene.
Possiamo fare lo sforzo d'ascoltarci ed ammettere che abbiamo vissuto momenti in cui
guardare il nostro viso in quello specchio, attivatore della nostra consapevolezza di noi stessi, è stato più facile o difficile di quanto
lo sia oggi.
Non siamo ciò che facciamo,
ma non riusciamo ad avere un’idea positiva di noi stessi se agiamo contro i
nostri valori o per pigrizia rinunciamo ad essi: in altri termini, non siamo ciò che facciamo, ma se agiamo
contro il nostro sé più profondo, stiamo male e addio sguardo sereno allo
specchio.
Non importa se ci giudichiamo
consapevolmente o meno, la nostra opinione di noi stessi è intaccata ogni volta
che ci tradiamo, esattamente come gode di ogni nostra scelta coerente, che ci
fa davvero vivere meglio. Non a caso, uno
dei peggiori nemici dell’autostima e del vivere bene è dirsi “tanto lo saprò
soltanto io”: noi, la nostra coscienza, siamo il nostro giudice più spietato.
Si tratta di porre le basi per
un circolo virtuoso a più livelli: serve
una buona autostima per decidere che vale la pena ascoltare i nostri bisogni e impegnarci
per soddisfarli, allo stesso modo ascoltarci ed iniziare a dare più valore ai
nostri bisogni ci porterà ad azioni coerenti che a loro volta aumenteranno la
nostra autostima.
Tutto questo senza contare l’impatto
della qualità della nostra autostima sulla qualità delle nostre relazioni: non
ho mai conosciuto persone pienamente assertive con una bassa autostima. Un’autostima efficace ci permette di
costruire rapporti pienamente adulti: ci salva sia dal vivere gli altri come
minaccia, sia dal considerarli esclusivamente come fonte dei riconoscimenti che
non sappiamo farci da soli, sia dall’usarli come mezzi per i nostri scopi– non
ci sentiamo un vaso di coccio tra vasi di ferro, né bambini a caccia d’approvazione
per sentirsi degni d’amore, né strumenti per gli scopi di altri. Un’altra
ragione per migliorare la nostra autostima? Ci permette di riconoscere le
qualità degli altri senza sentircene impoveriti, ed è così che ci alleggerisce
dalla pesantezza di invidie davvero inutili. E soprattutto, come esemplificato un
altro mio post (Rapporto tra Autostima e Realizzazione? Sale & Spaghetti),
l’autostima è un ingrediente indispensabile della nostra autorealizzazione. Una
ragione in più per lavorare appassionatamente sulla nostra autostima.